Ortoressia, la fissazione per i cibi sani è una malattia

Ortoressia, la fissazione per i cibi sani è una malattia

Come dicevamo, cambiano i tempi e i disturbi alimentari si aggiornano. Tra le nuove malattie legate all’alimentazione, si inizia da qualche tempo a parlare di Ortoressia. Il termine, deriva dal greco, in cui Orthos sta per giusto, corretto e Orexis significa appetito.

Ortoressia, definisce dunque una nascente patologia per la quale il soggetto tende ad alimentarsi in maniera iper-sana (Fiore, 2015), seguendo una dieta precisa ed eliminando intere categorie di cibo, con una conseguente riduzione delle tipologie di alimenti assunti, nonché, caratteristiche comuni queste a tutti i disturbi alimentari, creando disagio psico-fisico e modificando le relazioni sociali ed affettive (Donini, Marsili, Graziani, Imbriale, Cannella, 2004). In altre parole, la patologicità dell’ortoressico/a si configura nella sua ossessione per la scelta di alimenti che definisce come sani, genuini, puri e adeguati, ovvero il concentrare una grande quantità di pensieri, energie e conseguenti comportamenti che lo portano a scegliere determinati cibi e ad escluderne altri.

Il termine è stato coniato da Steven Bratman nel 1996, il quale aveva osservato come tra le sue pazienti anoressiche ne esistessero alcune che non rientrassero strettamente nella definizione di anoressia. Se infatti, in quest’ultima patologia, il soggetto si concentra sul controllo del peso (dovuto sostanzialmente ad una dispercezione corporea per cui queste pazienti si vedono grasse essendo, in realtà, molto magre), nel caso dell’ortoressia il focus del pensiero è la necessità, stringente ed ossessiva, di seguire un’alimentazione sana, pura (Bratman, 2014).

Attenzione, però. Nessuno sta dicendo che curare la propria dieta, o scegliere un’alimentazione vegana o vegetariana, o essere celiaci, sia un disturbo alimentare. Siamo in presenza di ortoressia quando l’alimentazione sana diventa una fissazione, un’ossessione, tanto da condurre il soggetto a trascurare altre aree della sua vita. Si tratta di una sorta di integralismo alimentare, in cui il pensiero “devo scegliere assolutamente dei cibi adeguati alla mia salute” (Fiore, 2015), diventa martellante ed ossessivo, fino a lasciare spazio a poco altro. Quindi, per essere chiari, la patologia non consiste nel mangiare sano, ma nell’essere talmente fissati dal mangiare sano da modificare sensibilmente il proprio stile di vita.

Di ortoressia si è iniziato dunque a parlare negli ultimi vent’anni, ma di fatto non esiste ancora una diagnosi ufficiale in merito. Se nel DSM V (Apa, 2014) è infatti stato inserito il Binge Eating Disorder, l’ortoressia non trova ancora una sua collocazione, in quanto non è ancora chiaro se andrebbe eventualmente classificata come disturbo alimentare o come disturbo Ossessivo-Compulsivo. Ovvero, bisognerebbe, per così dire, dare la precedenza al fatto che si tratta di un disturbo legato al cibo o di un disturbo legato al controllo? (Brytek-Matera, 2012). Peraltro non esistono tantissimi studi in merito, anche se negli ultimi anni l’interesse verso questa patologia è decisamente in crescita.

Per ora, a noi basti sapere, che la fissazione per il cibo è una malattia e che, per citare l’ottimo Bratman, “il cibo, non importa quanto puro, non può riempire lo spazio della tua anima che desidera amore e pienezza spirituale. Se stai cercando di usarlo per questo scopo, potresti essere andato fuori strada nel tuo viaggio” (2014).

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